“La pelle di Napoli”, edito da Il
Cairo, è l’ultimo lavoro dello scrittore e giornalista de Il Mattino, Pietro
Treccagnoli. L’inchiostro di Treccagnoli traccia un disegno della città
partenopea che nulla ha a che vedere con le cartoline acquistate dai turisti.
Scagionata da ogni stereotipo, lontana anni luce dalla Napoli “pizza e
mandolino” Napoli si presenta nuda, in attesa di essere scoperta. E’ Pietro il
cicerone di questo viaggio alla scoperta dei colori di un palcoscenico che mai
stanca e sempre stupisce. Stupiscono le sue contraddizioni. Inebriano i suoi
profumi. Napoli accoglie e raccoglie donne, uomini, culture, lingue. Raccoglie
sogni. I sogni dei musicisti, ad esempio. Pino Daniele Eric Clapton e il
Maestro Muti, si sentono ancora lungo via San Sebastiano.
I concerti
improvvisati radunano curiosi passanti, studenti e pure chi nun tene che fa’.
Pietro Treccagnoli è custode della memoria storica e artistica della città,
delle sue mille anime. «Ci si ammala di Napoli, della sua anima aristocratica e
plebea, di miseria e nobiltà. Di Totò e dell’ambulante africano, dei preti
coraggio e dei palazzi scenografici del Seicento». Fa rabbia Napoli, nuda.
Senza filtri. La Napoli delle discariche dentro le mura greche, quella degli
abusi edilizi con le cucine che s’affacciano nei campanili delle antiche
chiese. La Napoli puttana che si dà tutta e poi ti chiede il contro. Ci sono i
napoletani, quelli giovani che hanno «capito che a fare il pusher di rosette e
panelle si guadagna forse meglio che a spacciare droga». L’occhio del
giornalista nulla toglie e tutto concede alla penna letteraria che ritma e
scandisce i toni e i tempi delle pagine. Racconta, pur non entrando nelle
storie dei suoi testimoni, immerso nella città, con mani e piedi. E’ con i
piedi che Napoli si scopre. Con la penna la si racconta.
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